Karate-do Kurofune

Karate-do Kurofune

TERZA PARTE

L’analisi storica degli stili del gonfu del Fujian
Le informazioni storiche seguenti sono state corroborate da Wu Bin (direttore del Wushu Research Institute Cinese), Li Yiduan e Chen Zhinan (della Fuzhou Wushu Association), Tokashiki Iken (direttore dell’Okinawan Goju-Tomaridi [Gohakukai] Karate-do Association), Ohtsuka Tadahiko (direttore del Gojukensha) e Liu Songshan maestro taiwanese del gongfu della “gru che mangia”.
Hè quán o pugilato della gru è il termine generico usato per riferirsi a cinque stili di pugilato che imitano le movenze della gru. I cinque stili sono: gru saltellante, gru volante, gru strepitante, gru dormiente e gru che mangia. Tutti e cinque gli stili affondano le loro radici in origini vecchie di circa 300 anni. Tuttavia questi cinque stili non vennero completamente sistematizzati fino alla fine della dinastia Qing (1644-1911).

Zong hè quán (gru saltellante)
Nel corso del regno dell’Imperatore Tong Zhi (1862-1874) della Dinastia Qing, Fang Shipei, un abitante delle campagne di Fuqing nel Fujian, iniziò a studiare gongfu al Tempio Tianzhu sul monte Chashan. Avendo studiato i principi del combattimento per dieci anni, Fang concluse che il movimento fremente degli uccelli, dei pesci e, in generale, di molti animali, fosse un metodo naturale per generare più energia attraverso la vibrazione. Partendo da questa deduzione egli iniziò ad impiegare il principio della vibrazione corporea per originare lo stile della gru saltellante. Tra i suoi allievi principali si ricordano Lin Qinnan ed i cinque generali coraggiosi del Fujian: Fang Yonghua, Chen Yihe, Xiao Kongepei, Chen Daotian e Wang Lin.

Ming hè quán (gru strepitante)
Il gongfu della gru strepitante viene descritto come un sistema ideale di autodifesa per persone di bassa statura poiché enfatizza i movimenti di gambe e corpo per evitare assalti diretti e contrattaccare traumatizzando i 36 punti vitali specifici codificati da Feng I-yuan, taoista della dinastia Ming, e resi celebri da Zhang Sanfeng.
I praticanti dello stile della gru strepitante, analogamente a quelli del pugno del monaco, utilizzano anche le 72 prese di Shaolin, tecniche di controllo, mentre si specializzano nel colpire i 36 punti vitali con colpi potenti portati con le dita ed i palmi delle mani. Tuttavia, contrariamente al gongfu dell’Arhat (pugno del monaco) che enfatizza la forza fisica ed il condizionamento di nocche e avambracci, nella pratica della gru strepitante si fa uso estensivo dell’energia qi e del movimento del corpo per ottenere il medesimo effetto.

Su hè quán (gru dormiente)
Ritiratosi in clausura, Lin Chuanwu del quartiere Chengmen di Fuzhou, studiò il pugilato della gru allo Shimen, un tempio buddista provinciale nel Fujian. Dopo cinque anni di inflessibile dedizione sotto la guida del monaco Jue Qing, tornò a Fuzhou dove aprì la propria scuola. Il pugilato della gru dormiente enfatizza il soggiogamento dell’avversario mentre ci si finge quasi assopiti.
I movimenti devono essere veloci e nascosti, le tecniche di mano potenti e gli spostamenti radicati e decisi.
La gru dormiente imita l’azione di afferrare con gli artigli e sfrutta la forza dell’avversario.

Shi hè quán (gru che mangia)
Ye Shaotao del quartiere Changshan di Fuzhou studio il gongfu della gru che mangia da Fang Suiguan, maestro di boxe di Beiling, nel periodo compreso tra la fine della dinastia Qing (1644-1911) e l’inizio della Repubblica Cinese (1912-1949).
Oltre a rafforzare la sua conoscenza sulle modalità da utilizzare per colpire i 36 punti vitali, Ye seguì gli insegnamenti del famoso pugile dello stile della tigre, Zhou Zihe, prima di definirsi maestro dello stile della gru che mangia. Questo stile enfatizza i movimenti ad uncino, artiglio e colpi portati con le punte delle dita ed i palmi delle mani. Utilizzando principalmente le posizioni stabili a tre punti e del fiore di prugno a cinque petali, lo stile della gru che mangia si focalizza sui colpi portati con una sola mano.

Fei hè quán (gru volante)
A metà della dinastia Qing, Zheng Ji, studiò i rudimenti del gongfu della gru bianca di Yongchun da un maestro di terza generazione chiamato Zheng Li. Profondamente appassionato delle tecniche della gru volante di Yongchun, Zheng Ji divenne ben noto nei quartieri Fuqing e Qingzhou. I pugili della gru volante si muovono in cerchio con corpo e braccia rilassati per accumulare potenza ed energia che trasferiscono poi alle mani vibranti che sono tenute diritte verso l’esterno. Imitando il volo della gru, i praticanti dello stile della gru volante saltano e restano in equilibrio su una gamba estendendo le braccia, come fa la gru quando sbatte le ali. I praticanti della gru volante prediligono la flessibilità per neutralizzare un avversario forte, mentre usano la forza per contrastare un avversario mobile.

Luóhànquán (pugno del monaco o gongfu di Arhat)
Come il pugilato della gru, anche il gongfu del pugno del monaco ha avuto un notevole impatto sull’evoluzione del Karate-do. Nato nel monastero di Shaolin, il luóhànquán è basato su 24 tecniche difensive ed offensive contenute in 18 esercizi di combattimento praticati dai monaci.
Oltre a promuovere un corpo in salute e prevenire le malattie, il gongfu del pugno del monaco comprende sei forme specializzate nelle tecniche di attacco dei punti vitali utilizzando il pugno, due con i palmi delle mani, uno con i gomiti, quattro con i piedi e gambe e cinque focalizzati su tecniche di corpo a corpo e strangolamenti.
Con il passare delle generazioni vennero creati altri nove esercizi come evoluzioni delle diciotto forme originali, portando il numero totale a ventisette. Ciascun esercizio venne ulteriormente diviso in due parti, originando 54 sequenze. Agli allievi era richiesto di approfondire queste 54 forme da entrambi i lati, portando il totale degli esercizi a 108.
I pugili di Arhat nascondono le loro intenzioni nelle forme ma sono esperti nel colpire i punti vitali, slogare articolazioni, gestire il corpo a corpo ed effettuare strangolamenti. Inoltre praticano esercizi di respirazione e altre discipline collegate al tempio Shaolin, come medicina erboristica e studio dei precetti morali. Buona parte dello stile si concentra sulle 72 tecniche di corpo a corpo e controllo, unite alle tecniche di attacco ai 36 punti vitali. Il gongfu di Ahrat enfatizza la forza fisica, il condizionamento di nocche e avambracci. L’allenamento diligente infine rafforza il corpo, conferisce adeguate abilità utilizzabili per l’autodifesa e la prevenzione delle malattie.

Penso che ora molti lettori siano interessati a tracciare i lignaggi degli stili della gru strepitante, della tigre, del leone, del drago e del gongfu del pugno del monaco. È una buona idea perché solo grazie alle ricerche empiriche è possibile trovare le risposte ai nostri interrogativi. È stato illuminante notare quante inesattezze ho scoperto negli anni in cui mi sono dedicato allo studio della storia delle pratiche di difesa di Okinawa.

Grazie alle impressionanti ricerche storiche del maestro Wu Bin e alla cortesia del signor Li Yiduan e del suo amico, signor Chen, spero di pubblicare il contenuto di quell’articolo (inserito nella pubblicazione per il memoriale di Fuzhou) nel mio prossimo libro, “Legend of the Fist”. Gli interessati possono scrivermi e sarò lieto di tenerli aggiornati sui futuri sviluppi riguardanti lo studio delle radici del Karate-do in generale.

Ad ogni modo, quando si comparano, ad esempio, i kata del goju ryu con i quan del gongfu  al mogoon (termine cinese per scuola) in fondo alla strada, è necessario ricordare che sono passati più di 100 anni da quando il gongfu è stato introdotto ad Okinawa. Miriadi di forze culturali locali e straniere hanno profondamente influenzato la sua crescita e la sua evoluzione. In breve, il gongfu come si evoluto ad Okinawa, ha subito dei cambiamenti radicali e assomiglia ben poco a quel che era in origine.
Non dobbiamo dimenticare che gli stili hanno subito cambiamenti anche in Cina. La maggior parte degli stili di famiglia sono stati assorbiti da sistemi più ampi, portati in province circostanti oppure semplicemente scomparsi insieme alla morte del maestro, nel caso questo ne fosse l’unico esponente. Il movimento del Wushu è un’altra forza che ha letteralmente divorato quasi tutti i vecchi stili di gongfu. Anche questo è un aspetto di cui tener conto. Le ricerche comparative non sono sempre così facili come possono sembrare a prima vista. Uno dei primi veri e propri shock subiti mentre effettuavo le mie ricerche sull’evoluzione del karate è stato il rendermi conto di quanto poco sapessero i maestri di Okinawa e di tutto il Giappone sui lignaggi del karate. Ancora non posso dire se mi stupirono maggiormente quei maestri che non sapevano nulla sul lignaggio della loro tradizione o quelli che si erano inventati di sana pianta una genealogia, peraltro difficilmente credibile!

La ricerca è di vitale importanza per la crescita e la maturità di chiunque studi il Karate-do, indipendentemente da quanto sia scettico all’inizio. Il processo di ricerca è tanto importante quanto lo sono i risultati finali. Mi permetto di sottolinearlo a chiunque decida di imbarcarsi in questa avventura. Interessatevi al viaggio, non al traguardo.
Le intuizioni appaiono lentamente, sono il risultato degli sforzi giornalieri protratti per un lungo periodo di tempo. Nulla di gratificante avviene velocemente. Si devono fare sacrifici e lavorare diligentemente. Infatti la legge della crescita interiore dipende interamente dalle azioni reciproche: riceviamo in proporzione a quello che diamo.
Il risultato delle ricerche dipende molto dai valori personali, dal fatto che l’attrazione e l’interesse contino più della promozione. In breve, è meglio scoprire da soli quanto può essere affascinante la ricerca piuttosto che ascoltare qualcun altro che ci dice quanto essa sia meravigliosa. Con l’attenzione rivolta all’interno, la prolungata disciplina fisica del Karate-do trova la strada per influenzare la mente. Tuttavia questo richiede cinque o più anni perché sia possibile cominciare a capire che c’è qualcosa che va oltre i risultati immediati dell’allenamento fisico.
Miyamoto Musashi, uno dei guerrieri samurai più noti disse «mille giorni di allenamento per forgiare lo spirito, diecimila giorni per lucidarlo». Se c’è qualcosa che va oltre l’immediato risultato dell’allenamento fisico, allora quel qualcosa apparirà dopo una vita dedicata allo studio!

CW: Ho sentito dire che stai lavorando su una nuova versione completamente rivista del Bubishi. A che punto è la traduzione?
PM:  La nuova edizione completamente rivista del Bubishi è terminata ed è ora disponibile. Rallentato da continui intoppi editoriali, il progetto legato al Bubishi mi ha impegnato pesantemente negli ultimi sei mesi. Tuttavia lo studio e l’approfondimento del Bubishi è sempre in essere e mi aspetto che continuerà così anche in futuro. Non mi ero mai trovato di fronte a qualcosa di così illuminante come lo sono i contenuti di quest’opera. Sebbene io lo stia studiando da soli dieci anni mi rendo conto di quale profondo impatto possa aver avuto sulla crescita e l’evoluzione del Karate-do moderno.
È stato grazie all’analisi degli elementi più provocatori presenti in questo testo che ho avuto l’opportunità di incontrare esperti prominenti del Karate-do e di ottenerne il supporto.

CW: Puoi parlarci di qualcuno tra le persone che ti hanno aiutato con questa edizione?
PM: Certo! Sono grato a  Nagamine Shoshin Hanshi (fondatore del Matsubayashi ryu), Ohtsuka Tadahiko Sensei (direttore del Gojukensha e uomo a cui si deve la maggior parte della traduzione del Bubishi dal cinese al giapponese), Liu Sungshan Shifu (maestro cinese del gongfu della gru che mangia e che ha una copia del Bubishi, conservata dalla sua famiglia per settant’anni), Hokama Tetsuhiro Shihan (Gojuryu, kobudo, e curatore del museo della Prefettura di Okinawa sui materiali storici legati al Karate-do), Hisataka Masayuki Hanshi (caposcuola di seconda generazione dello Shorinjiryu Kenkokan e presidente della federazione modiale Koshiki), Richard Kim Hanshi (considerato il professore di Harvard del budo), Konishi Takehiro Hanshi (caposcuola di seconda generazione dello Shindo Jinenryu e presidente del Ryobukai), Kanzaki Shigekazu Sensei (caposcuola di seconda generazione di To-Onryu), Tokashiki Iken Hanshi (direttore del Gohakukai, e unico detentore ad Okinawa di un’autorizzazione prefettizia che consente le ricerche sul Bubishi), Li Yiduan (della Fuzhou Martial Arts Association) e Takara Kuraiyoshi (curatore della biblioteca municipale Urazoe ad Okinawa e autorità riconosciuta in tutto il Giappone sulla storia del Regno delle Ryukyu).

CW: Davvero un elenco impressionante. Immagino tu non abbia avuto problemi potendo contare su personaggi di quel calibro.
PM: Beh, in realtà il problema più grande legato a questo progetto non è stato il compilare la ricerca ma il tempo necessario a predisporre la pubblicazione del Bubishi.
Mi sono sentito in profondo disagio nei confronti di quei lettori che hanno prenotato libri da me e hanno dovuto attendere mesi prima di ricevere le loro copie. La cosa mi ha davvero stressato e mi scuso per gli inconvenienti legati a questo ritardo. Spero solo che il contenuto delle mie ricerche abbia valso l’attesa.
CW: Patrick, io ne sono convinto!

CW: Recentemente è apparso un articolo su una rivista straniera di Karate che parlava di un certo Yanemoto Sensei, allievo del leggendario gran maestro Ichikawa Sosui, descrivendolo come l’unica persona vivente a possedere una copia originale del Bubishi. Tu conosci questi due uomini?
PM: Mi dispiace, non conosco Yonemoto Sensei, ma il fatto che io non lo abbia mai incontrato non significa nulla. Quello che posso affermare però è che di certo non possiede la copia originale del Bubishi. Scommetto che, come altri, probabilmente possiede una copia di quinta o sesta generazione. Naturalmente so chi è Ichikawa Sosui, sebbene non lo abbia mai incontrato. È un allievo del compianto Izumigawa Kanki. Tuttavia penso sia un po’ esagerato definirlo leggendario. Cosa c’è di leggendario in lui? Mi pare di aver letto un articolo sul numero 80 di FAI (Fighiting Arts International n.d.T.) non molto tempo fa in cui Chris Clifford definisce Ichikawa come un “maestro sconosciuto”! Si vede che quell’articolo gli ha portato molta fortuna!
Penso anche che forse è ancora troppo presto per definire leggendari maestri come Motobu, Funakoshi, Mabuni e Miyagi. Oggi possiamo semmai definire leggendari maestri come Toudi Sakugawa e Bushi Matsumura!
È divertente notare come spesso gli allievi stranieri si riferiscano ai loro insegnanti giapponesi come leggendari o famosi, mettendoli di fatto su un piedistallo. In Giappone, quando si sente o si legge qualcuno che definisce leggendario il proprio insegnante, specialmente se quest’ultimo è ancora vivo, si tende a credere esattamente il contrario, concludendo che si stia portando l’acqua al proprio mulino o cercando di ottenere riconoscimenti. Incidentalmente, qual è il rapporto tra il signor Clifford e Ichikawa Sensei?

CW: Patrick, l’articolo continuava con la seguente affermazione dell’autore: «il mio goju ryu è quello di Ichikawa Sensei che studiò lo Higashionna gojuryu». Io, come immagino altri lettori, mi sono sentito un po’ confuso. Ora, correggimi se sbaglio, fu Ichikawa Sensei a sviluppare il goju ryu?
PM: No, Ichikawa Sensei non sviluppò il goju ryu e i lettori possono essere stati tratti in inganno leggendo quella frase. Ho letto anch’io l’articolo in questione e concordo con te sul fatto che in quell’occasione Chris Clifford stesse portando l’acqua al suo mulino. Giusto per rimettere le cose in chiaro, non esiste lo Higashionna goju ryu, il termine stesso è anacronistico. Miyagi Chojun, fondatore del goju ryu, stabilì quel nome e definì il suo stile anni dopo la morte del suo maestro di gongfu, Higashionna Kanryo, avvenuta nel dicembre del 1915.

Per meglio comprendere lo sviluppo del goju ryu, voglio anche ricordare che, contrariamente a quanto si crede, la tradizione eclettica di Miyagi Sensei non è basata solo su quello che ha imparato da Higashionna Kanryo. Miyagi Chojun, come i suoi colleghi Mabuni Kenwa (1886-1940) e Funakoshi Gichin, fu profondamente influenzato da vari altri fattori mentre sviluppava il goju ryu. L’analisi dell’opera del 1934 di Miyagi, «Profilo del Karate-do» fornisce una visione importante sull’impatto che il budo giapponese esercitò sullo sviluppo del goju ryu. Per questo, la tradizione eclettica di Miyagi rappresenta la somma delle diverse ricerche che egli condusse nel corso di tutta la sua vita.
Credo che il maestro Miyagi fosse un uomo dall’enorme creatività ma combattuto tra il conoscere l’incommensurabile valore del karate-jutsu (il termine giapponese per individuare il gongfu di Okinawa di inizio secolo) quale metodo cinese letale di autodifesa e il praticarlo come forma di ricreazione culturale, come il kendo ed il judo al fine di farlo accettare in Giappone.
Tutti sanno che il principale insegnante di Miyagi fu Higashionna Kanryo, un uomo che si dice abbia trascorso più di dieci anni a Fuzhou, in Cina, studiando gongfu. Quello che invece forse non tutti sanno è che Miyagi Sensei, nello sforzo di migliorare la propria conoscenza delle tradizioni combattive, si immerse egli stesso nello studio del gongfu cinese, come aveva fatto prima di lui il suo maestro.
È infatti raramente menzionato il fatto che Miyagi Sensei sia andato a Fuzhou per effettuare delle ricerche sul gongfu già prima della morte di Higashionna. Dopo aver saputo dell’eminente esponente dello stile del pugno del monaco, Miao Xing (1881-1939), da Go Kenki (Wu Xiangui in cinese mandarino, 1886-1940), Miyagi cercò di trovarlo a Shangai nel 1936.
Dopo aver partecipato ad una competizione di gongfu a Shangai, studiò in seguito alla Jingwu Athletic Association nella stessa città. Miyagi studiò gongfu anche grazie alla sua amicizia con Go Kenki, un esperto del gongfu della gru bianca dello Yongchun, e con l’amico di quest’ultimo Tang Daiji (To Daiki in giapponese, 1887-1937) praticante dello stile della tigre di Fuzhou. Partecipò inoltre a numerosi gruppi di studio sul karate, viaggiò ed insegnò in Giappone, dove si creò un forte seguito e si recò anche alle Hawaii dove introdusse la sua disciplina.

Ad ogni modo la testimonianza di Clifford è caratterizzata da numerose imprecisioni, molte delle quali andrebbero analizzate, ma non è questo né il momento né il luogo. Tuttavia lasciamene citare una che deve essere esaminata adesso. Il signor Clifford afferma, come per vantarsi: «questo libro (il Bubishi) non può essere completamente tradotto e deve essere padroneggiato per essere compreso».
Mia moglie Yuriko ed io abbiamo tradotto completamente il Bubishi così come ha fatto un istruttore americano e storico del karate, Ken Penland, per non menzionare l’eccellente lavoro svolto da Ohtsuka Tadahiko. Il mio collega francese Roland Habersetzer ha tradotto l’opera nella sua lingua. L’istruttore e storico americano Ernest Estrada ne sta curando la propria traduzione, così come Tokashiki Iken Sensei, che sta traducendo la sua versione con l’assistenza finanziaria del governo prefettizio di Okinawa.
Tra l’altro mi chiedo: il signor Clifford parla, legge e scrive in giapponese oppure in cinese? Altrimenti, e io penso sia così, dubito possa capire cosa c’è scritto in una qualsiasi delle copie del Bubishi a meno che non abbia letto prima la sua traduzione in inglese.
Forse può essere interessante sapere che tempo fa il signor Clifford ha acquistato proprio da me una mia traduzione.
Grazie all’aiuto della Fuzhou Wushu Association, sono stato in grado di studiare approfonditamente il Bubishi. Secondo quegli esperti, molto di quello che appare nel Bubishi è costellato da errori grammaticali e da imprecisioni che derivano dell’essere stato copiato a mano per generazioni. Questo naturalmente include la versione posseduta da Ichikawa della quale io e molti altri abbiamo copia, grazie alla cortesia del maestro Ohtsuka Tadahiko.
Dopo aver letto la testimonianza del signor Clifford non posso fare a meno di percepire in lui l’atteggiamento di chi pensa realmente che il proprio insegnante sia stato una sorta di dono di dio per il goju ryu e che lui stesso, quale collegamento con il mondo esterno, sia l’unica persona in grado di aiutare il resto del mondo a comprendere il Bubishi. Questo semplicemente non è vero … e lo sa anche lui.