L’arte di proteggere se stessi

Gyaku waza

di Patrick McCarthy
Traduzione dall’inglese di Marco Forti

Gyaku-waza è l’arte di proteggere se stessi contro atti di violenza fisica ingiustificati. Il termine Gyaku-waza  significa letteralmente controtecnica e descrive un insieme di pratiche di autodifesa corpo a corpo sviluppate per essere usate nei casi in cui ci si trovi ad essere violentemente bloccati o trattenuti o controllati da un avversario aggressivo.

Queste pratiche di autodifesa di scuola classica risalgono a tempi precedenti lo sviluppo e la diffusione degli stili moderni e sono volte a neutralizzare quegli atti di violenza fisica comune, uno contro uno e a mani nude, che tormentavano la cultura del sud della Cina nel 19° secolo, cultura dalla quale è nata e si è evoluta quest’arte.

Gyaku-waza rappresenta lo strumento per rispondere appropriatamente, per controllare o sottomettere un avversario senza l’uso di forza letale.

Un tempo ammantate da un ferreo rituale di segretezza, queste pratiche applicative antiche e altamente funzionali impiegano un impressionante collezione di tattiche di combattimento che spaziano dall’impatto percussivo alla manipolazione delle articolazioni, al controllo degli arti, alla pressione dei nervi e delle cavità non protette dalla struttura scheletrica, alla privazione del flusso di aria e sangue, alle tecniche di proiezione e di controllo di un avversario in posizione eretta o a terra.Gli scenari di attacco comprendono tutti gli atti di violenza fisica abituale.

Da un punto di vista difensivo, Gyaku-waza – parte del curriculum di studio del Koryu Uchinadi – è già di per sé un metodo completo di difesa personale.