Il Koryu Uchinadi e le vecchie Vie

Il Koryu Uchinadi e le vecchie Vie

Quello che segue è un breve filmato introduttivo al Koryū Uchinādī narrato da Hanshi Patrick McCarthy. Sotto il filmato è riportata la traduzione integrale in lingua italiana.

Buona visione!

Traduzione del testo:

Sebbene il Karate sia oggi una tradizione unicamente giapponese, le sue radici si fanno risalire alla piccola isola di Okinawa e alle pratiche del quanfa cinese del Fujian, che vi sono giunte durante il periodo dell’antico regno delle Ryūkyū.

Un tempo pratica obbligatoria per gli ufficiali delle forze dell’ordine locali di Okinawa, oggi i suoi concetti difensivi si sono evoluti in uno sport competitivo impegnativo, una forma popolare di autodifesa e una vivace forma ricreativa e culturale.

Dopo essere stata a lungo utilizzata come supporto ai metodi di arresto diffusi in Cina tra le forze dell’ordine, la disciplina arrivò ad Okinawa nel periodo dell’antico Regno delle Ryūkyū, a seguito della proibizione delle armi e in larga parte per la sua efficacia nelle strategie tattiche di cattura e controllo.

Tramandata attraverso la tradizione orale, e di solito salvaguardata da un rituale ferreo di segretezza, gran parte della sua storia e delle sue pratiche originarie sono andate perduti nelle sabbie del tempo.

Come ricercatore, credo che l’interpretazione moderna del Karate, nelle sue molte varianti, sia evoluta in qualcosa di molto diverso da ciò che i suoi pionieri avevano in mente nell’epoca in cui l’arte venne sviluppata. Anche se non mi oppongo a ciò che il karate moderno è diventato, non posso più accettare le interpretazioni sovraritualizzate dei Kata classici, né le applicazioni subordinate a regolamenti e concetti applicativi completamente irrealistici, peraltro spacciate come “tecniche pratiche di difesa personale!”

Essendomi già occupato estensivamente della ricerca nel campo del Karate classico, posso risparmiare agli allievi il tempo e le difficoltà legate al vagare nell’infinito campo minato del mito e del misticismo e nel pantano delle mezze verità e della propaganda autoreferenziale.

Avendo guadagnato riconoscimento internazionale, il metodo Koryū Uchinādī ha largamente dimostrato di non lasciare alcuno spazio a quel tipo di ambiguità presente altrove nel karate tradizionale, quel tipo di ambiguità che ha dato ai kata una così “cattiva fama”.

Il Koryū Uchinādī rappresenta un percorso preciso e chiaro verso la maestria. Se seguito in maniera precisa e metodica, il metodo KU consente di raggiungere risultati di ben più ampia portata rispetto a quelli che ciascun insegnante potrebbe raggiungere individualmente.

Questa presentazione è l’esposizione di una parte importante di ciò che credo rappresenti questo patrimonio perduto e, sinceramente, spero che il Koryū Uchinādī apra molte porte nuove e stimolanti per voi, come ha già fatto per molti altri.

Profonde radici rafforzano le fondamenta di questa arte, eppure sono le ali che ci forniscono i mezzi per continuare avanti nel cammino di ricerca e scoperta. La pratica del Karate ci lega al suo passato, attraverso l’allenamento si forgiano importanti legami di amicizia, e vivendo l’arte onoriamo il suo patrimonio, che a sua volta, mantiene vivo questo spirito.

Io sono solo uno dei tanti ricercatori in prima linea di un movimento sfidante che cerca di fare la differenza, ripristinando l’essenza delle vecchie vie. Se c’è qualcosa di vero nelle voci che, così facendo io stia aiutando a cambiare il modo in cui i kata tradizionali vengono percepiti e praticati, allora spero che questo serva ad ispirare altri a … pensare fuori dagli schemi, fare cross-training e ricordare le parole di Sir Isaac Newton, un uomo che, dopo aver riconosciuto il valore della ricerca e delle opere dei grandi pensatori del passato, scrisse «se ho potuto vedere più lontano è perché stavo sulle spalle di giganti».

La comprensione delle opere originarie dei pionieri ci regalano importanti intuizioni. Questa conoscenza ci permette inoltre di concepire il cambiamento come una parte inevitabile della tradizione e non come una minaccia.

La tradizione deve ispirare l’innovazione, non limitarla.

Ricordando la superba saggezza delle parole di Krishnamurti: «Stiamo tutti lavorando insieme con spirito di reale collaborazione, non subordinati ad un’unica autorità. È il nostro interesse comune nel comprendere gli insegnamenti originali che ci tiene uniti nella ricerca della verità».

Patrick McCarthy