Il bunkai e le scimmie di Harlow

Il bunkai e le scimmie di Harlow

Con questo breve articolo vorrei proporvi alcune considerazioni in merito alle motivazioni che hanno portato alla “perdita/scomparsa” dei bunkai dei kata nelle scuole del karate moderno.
Per meglio comprendere quanto segue cito il presunto esperimento delle cinque scimmie attribuito ad Harry Harlow e reso famoso al grande pubblico da David Icke (in realtà pare che l’esperimento descritto non sia mai stato fatto davvero ma l’esempio è comunque funzionale alla comprensione):

Immaginate una gabbia con dentro 5 scimmiette.
Dentro alla gabbia appendete una banana a una corda e mettete una scaletta sotto di essa. Dopo poco vedrete che una delle scimmie si avvierà verso la scala per prendere la banana. Non appena tocca la scala, spruzzate dell’acqua gelata sulle altre scimmie.
Dopo un po’ un’altra scimmia farà lo stesso tentativo con lo stesso risultato – tutte le altre scimmie verranno inondate di acqua fredda.
Presto quando una scimmia cercherà di arrampicarsi su per la scala, le altre scimmie cercheranno di impedirglielo.
A questo punto mettete via l’acqua gelata. Levate una scimmia dalla gabbia e sostituitela con un’altra nuova. La nuova scimmia vedrà la banana e vorrà salire la scala. Ma con sua grande sorpresa tutte le altre scimmie le si scaglieranno contro. Dopo un altro tentativo con conseguente attacco, essa saprà che se proverà di nuovo a salire le scale verrà aggredita.
A questo punto togliete un’altra delle 5 scimmie di partenza e sostituitela con una nuova. La nuova venuta andrà verso la scala e sarà aggredita dalle altre. Quella che è entrata per penultima prenderà parte alla punizione con entusiasmo!
Similmente sostituite una terza scimmia con una nuova, e poi una quarta e poi una quinta.
Ogni volta che l’ultima arrivata andrà verso la scala sarà attaccata.
La maggior parte delle scimmie che la aggrediscono non hanno idea del motivo per cui non si può salire la scala o per cui si ritrovano ad aggredire l’ultima scimmia.

Dopo aver sostituito tutte le scimmie originali, nessuna delle scimmie che rimane è mai stata inondata di acqua gelata.
Eppure nessuna di loro prova ad avvicinarsi alle scale per raggiungere la banana.
Perché no? Perché per quanto ne sanno … si è sempre fatto così!

E ora veniamo al Karate degli inizi del 900.

Pratica davanti al castello di ShuriQuello introdotto per merito di Itosu nelle scuole di Okinawa all’inizio del secolo scorso era un karate adattato a scopi educativi. La forma classica di allenamento venne infatti profondamente alterata .
Se in precedenza l’allenamento avveniva in modo molto personalizzato, con pochissimi allievi formati individualmente dal maestro, la nuova metodologia vedeva il karate come mezzo di educazione fisica nelle scuole in cui un insegnante gridava comandi ad un numero decisamente elevato di studenti.
Itosu era convinto che il Karate, come praticato allora, fosse troppo pericoloso per essere insegnato ai bambini e iniziò così a camuffare le tecniche più rischiose.

Questo portò i bambini a beneficiare di un migliore stato di salute e disciplina senza essere esposti alle tecniche di combattimento più efficaci e pericolose contenute nei kata.
Con gli adattamenti per il sistema scolastico i kata (spiegati come insiemi prevalenti di tecniche di parata e colpi di pugno) divennero semplicemente una forma di ginnastica e persero buona parte del loro significato marziale in quanto non veniva più fornita alcuna istruzione relativa alle applicazioni ad essi associate.

Da quel momento nelle scuole divenne normale insegnare il kata come esercizio a se stante, senza praticarne mai le reali applicazioni che, pertanto, la maggior parte degli insegnanti delle generazioni future non avrebbero imparato.

Per meglio comprendere questo aspetto si tenga anche conto che per la cultura giapponese porre domande agli insegnanti è considerato non educato e sconveniente e che, per tale motivo, l’apprendimento avviene esclusivamente per imitazione.

Così, come succede alle “scimmie di Harlow”, si perpetua una pratica e pian piano se ne perdono le motivazioni, semplicemente perché … si è sempre fatto così.

È chiaro che il giudizio sul merito dell’operato di Itosu può variare a seconda della prospettiva e della cultura di ognuno.
Una cosa è però innegabile: Itosu fu sicuramente un creatore ed un innovatore allo stesso tempo.
Itosu è spesso colpevolizzato per aver “smussato” il Karate a causa delle modifiche da lui introdotte, ma questa critica è storicamente semplicistica.

Analizziamo per un attimo alcuni aspetti.
A quel tempo il Karate era essenzialmente un’arte per uccidere e se Itosu non si fosse fatto carico dell’introduzione nel Karate delle caratteristiche delle attività fisiche moderne – come già avvenuto nel caso del Judo e del Kendo – il Karate oggi sarebbe probabilmente scomparso.
Itosu non poteva certo aver idea che il suo “Karate per bambini” sarebbe diventato una tra le più popolari arti marziali del mondo, e, pertanto, non avrebbe potuto immaginare quali profondi effetti avrebbero avuto le sue modifiche (e quelle di coloro che lo seguirono).
La maggior parte dei praticanti di Karate dei giorni d’oggi praticano l’arte nel “modo dei bambini” e non l’arte di combattimento utilitaristica e letale delle origini.
Se vogliamo essere storicamente corretti, dobbiamo riconoscere che fu lo stesso Itosu a stimolare i praticanti alla consapevolezza di queste differenze, quando scrisse, nel suo “Tōde Jukun” (唐手十勲 / i “dieci precetti sul Tōde”, documento scritto nel 1908 per portare all’attenzione dei ministri dell’Educazione e della Guerra le potenzialità del karate come contributo alla preparazione militare): «dovete decidere se il vostro kata è praticato per il mantenimento della salute o per l’utilizzo pratico in combattimento».

I dieci precetti di Itosu
I dieci precetti di Itosu